Testimonianze
Alcune storie dei miei pazienti
Cara Dottoressa,
quando sono venuto da Lei non ne potevo più di tradire mia moglie con tutte le donne che potevo. Mi sentivo un disgraziato e mi vergognavo con mia moglie ma mi pareva tutto sommato normale e certo non ne avrei mai parlato con una donna, medico o no. Un giorno mia moglie mi ha dato l’ultimatum. O ti curi o te ne vai. Ho capito che dovevo almeno provarci. Mettermi in discussione seriamente, ecco. Ed è stata proprio lei, mia moglie, a mandarmi da Lei, perché una sua amica ne era rimasta soddisfatta. Non mi pareva proprio che potesse essere una donna a curarmi ma poi ho pensato che tanto peggio, tanto meglio. Insomma sono venuto da Lei e abbiamo incominciato a lavorare sul mio narcisismo e sul mio bisogno di sentirmi ammirato e conquistare le donne per sentirmi bene. Non so se sono guarito ma certo ho capito che era come una droga, una dipendenza sessuale, che alla fine non mi dava quella soddisfazione che cercavo e tutto finiva presto e male. Ho imparato a concentrami su altri obiettivi e a trovare soddisfazione in me stesso, nella mia famiglia, nel mio lavoro. Ecco, direi che sto imparando a gestirmi. Buonasera!
Gentilissima Dottoressa Florio,
quanti mesi sono passati ormai da quando sono venuto per la prima volta da lei. Ero disperato perché ad ogni minimo sintomo credevo di avere una brutta malattia. Mille controlli e analisi non servivano a tranquillizzarmi. Anzi avevo perso fiducia nei medici perché io mi sentivo davvero male! Un amico mi ha suggerito di rivolgermi ad uno psicoterapeuta e mi ha fatto il Suo nome. Abbiamo incominciato a lavorare sulla natura psichica dei miei sintomi e sul fatto che la mia attenzione era rivolta ossessivamente ad ascoltare il mio corpo. A poco a poco sono riuscito a fare a meno degli infiniti check-up a cui mi sottoponevo e il mio corpo ha iniziato a farmi meno paura. Ho incominciato a concentrami su altri problemi, sul lavoro innanzi tutto, che avevo sacrificato per queste ossessione per la mia salute fisica. Addirittura ho scoperto con lei che altri erano i problemi che dovevo affrontare per vivere meglio e ultimamente abbiamo incominciato a lavorare sulla mia paura del giudizio degli altri, che mi provoca grandissima ansia nel parlare in pubblico, del tutto incompatibile con il mio lavoro di dirigente pubblico.
Cara dottoressa,
posso chiamarla così dopo questi mesi di intensa frequentazione? Le scrivo per ringraziarLa per avermi aiutato a superare la mia grandissima paura della gente e di ogni luogo affollato, che fosse cinema o ristorante. Ogni giorno, da molti anni ormai, avevo dei terribili attacchi di panico e mi pareva di impazzire. L’unico mio sollievo era imbottirmi di quelle maledette gocce. Ero arrivata a prenderne talmente tante che non le contavo più e il mio medico si rifiutava di prescrivermene ancora. Lei mi ha spiegato che ad una classica agorafobia con attacchi di panico si è sovrapposta una dipendenza da benzodiazepine e abbiamo incominciato a lavorare su entrambi questi fronti. È stata dura all’inizio uscire dalla roccaforte della mia sicurezza domestica ma poi gli incontri con lei sono diventati il mio antidoto a queste finta sicurezza e ho capito che con i metodi giusti tutto si può affrontare. Perché capire il tuo problema non basta ma ci vuole uno specialista che ti accompagni nel tornare te stessa.
Grazie Eleonora!
Gentile Dottoressa,
vorrei dirle che di psicologi ne ho conosciuti tanti in questi anni di carcere. Tutti a cercare di capire le ragioni del mio gesto, quello che mi ha portato a trascorrere un gran pezzo di vita in prigione. Mentre io avrei voluto solo imparare ad essere un uomo buono, almeno con i miei figli e i miei familiari. Gli unici che non mi hanno mai abbandonato. Con Lei siamo partiti da lì. Da questa mia voglia di scoprire che potevo e volevo essere e non solo chi sono stato. Anzi del passato non abbiamo mai parlato. Ora non so se sono cambiato ma di sicuro non ho più paura ma anzi provo il desiderio di relazionarmi con chi mi vuole bene, andando oltre quei rapporti di forza e di violenza che hanno condizionato la mia vita.
Cara Eleonora,
vorrei farti sapere quanto ti sono grata per avermi aiutato ad elaborare la separazione da mio marito e a vivere serenamente la mia nuova relazione. Mi ricorderò sempre di quel primo appuntamento in cui, mentre io “frignavo” disperata dandomi della str.. per aver deciso di lasciare mio marito perché lo avevo tradito appena sposati, tu mi hai detto: “Certo che sei stata str… e allora…!?”. Mi hai scioccata ma da lì è partito un percorso di autocoscienza circa il mio diritto alla felicità e all’amore, anche se questo significa far star male gli altri. E anche se naturalmente la felicità non è legata solo al tuo partner ma soprattutto a te stessa. Ora sono finalmente una moglie e una madre (quasi) felice e soprattutto ho imparato a pensare al futuro e a non piangere sul latte versato… Grazie!
Buonasera Eleonora,
dopo alcuni mesi di trattamento provo a mettere a fuoco brevemente il mio problema e le “risposte” trovate insieme. Tutto è iniziato dopo alcuni anni matrimonio e la nascita della nostra prima bambina. Ero terrorizzata dall’idea che potesse ammalarsi per colpa dello “sporco”, dei “germi” e di altre fantasmi che la mia mente aveva generato, sprofondandomi progressivamente in un’ansia assoluta e in uno sforzo sempre più frenetico e disperato di pulire, pulire, pulire… Per fortuna mio marito ha capito che non era normale questo mio atteggiamento e mi ha convinto a parlarne con uno specialista. Ho incominciato così per tre lunghi anni un percorso assiduo di analisi che mi ha portato a farmi molte domande su me stessa, gli altri e la vita in generale. Ma non riuscivo a smettere di preoccuparmi per la mia casa e di continuare a tirarla a lucido. Praticamente non facevo altro nella mia giornata, finendo per trascurare perfino mia figlia e quel sant’uomo di mio marito. Su consiglio del mio analista ho provato a confrontarmi con lei e avviare un approccio cognitivo-comportamentale. Lei mi ha subito spiegato che il mio disturbo (“ossessivo-compulsivo”) è letteralmente un’anomalia quasi organica del mio cervello, che si sviluppa dal nulla, quasi senza ragioni e cresce sempre di più. E come un qualcosa di esterno e di nemico andava affrontato. A piccole dosi, senza fretta, ma molto concretamente e senza tante chiacchere, abituandomi ad espormi alla mia paura dello sporco e contrastando l’impulso a rispondere all’ansia che mi provocava pulendo sempre di più. In soli tre mesi mi sento meglio e mi pare di aver fatto grandi passi verso la guarigione. Grazie!